Questa volta prendiamo tra le mani un'opera di scarsa maneggevolezza, soprattutto per chi ha passato gran parte della sua vita in ambienti politici legati alla cultura di sinistra.
L'etica raccontata in questo scritto è ostica, di difficile comprensione, ma ora più che mai si rende necessario questo sforzo interpretativo. Le tensioni sociali che stiamo attraversando in questo periodo storico aumentano le azioni singole di persone con un background appartenente ad un mondo che affonda le sue radici anche in quella moralità espressa da Mishima stesso.Yukio Mishima nasce a Tokyo nel 1925, in una famiglia borghese. Viene sottratto alla madre appena nato e cresciuto dalla nonna paterna, donna con una solita cultura artistica e legata ai valori del Giappone tradizionale. Avrà su di lui una grande influenza non solo teorica ma anche pratica, sceglierà per lui gli studi e lo indirizzerà verso un'educazione rigida e militare.
Ma la poesia farà presto capolino nella sua vita, inizierà da molto giovane a scrivere per il giornale della scuola e questa sarà una passione che lo accompagnerà sempre, anche durante gli studi di Giurisprudenza e il primo impiego come funzionario pubblico. (che in seguito lascerà per dedicarsi completamente alla scrittura, ma sempre dopo aver ottenuto l'approvazione della famiglia).
Vive una vita da scrittore controverso: celebrato all'estero, stroncato , quasi sbeffeggiato, in patria.
Si dichiara costantemente “apolitico” , ma il suo mondo di riferimento è quello della destra ultraconservatrice, ed è proprio da questo mondo che verrà ripreso e diffuso.
Lo scrittore si rifà ad un ideale ormai perduto di Giappone, un'astrattezza che viene incarnata dall' Imperatore, una figura amata e celebrata, ma non in quanto personaggio storico o autoritario, ma proprio come incarnazione dello Spirito Giapponese.
Fonda l' Associazione degli Scudi : un'organizzazione di 100 giovani selezionati da Mishima stesso, un vero e proprio esercito che pero' ha puramente una funzione simbolica. Si pongono come “guardia personale dell'Imperatore” , difendono quindi l'ideale del Giappone dall'inquinamento estero, salvaguardando l'etica tradizionale.Mishima fonda questo esercito paramilitare anche in aperta critica contro il Trattato di S. Francisco del 1951, dove viene sancita la sottomissione del Giappone agli Stati Uniti e viene ratificato l'ordine di non possedere un esercito.
Ma l'esercito, l'azione militare, per lo scrittore è uno dei valori fondanti della società giapponese. Togliere questa possibilità significa castrare una nazione, pervertire le menti dei giovani e corromperle con la vuotezza della società occidentale.
Mishima arriva al 25 Novembre 1970 , il suo ultimo giorno di vita. Dopo aver occupato simbolicamente il Ministero della Difesa e aver letto il suo famoso proclama sulla terrazza del palazzo, in diretta tv, esegue il Seppuku, il suicidio rituale.
Si trafigge lo stomaco con la sua personale spada e, immediatamente dopo, viene decapitato dal suo prediletto. Il quale pero' sbaglia per ben due volte il colpo di grazia e decide così di suicidarsi in quel momento per la vergogna.In questo bagno di sangue sfocia la sua scrittura, la sua azione. E non poteva essere altrimenti.
Per Mishima, infatti, la scoperta della verità è frutto dell'unità tra azione e pensiero. Trae ispirazione direttamente da Wang Yang Ming (1475-1529) e la sua etica dei Samurai, che diventa l'essenza della Giapponesità.
Le parole che accompagnano questa ricerca devono essere: riserbo, lealtà, spiritualità.
La filosofia dell'azione, che è il cammino di ogni samurai, è teso verso un obiettivo. Compagna di questo percorso, la propria spada. La quale, pero', non bisognerà mai snaturarla dal fine della sua esistenza: la spada è nata per combattere, per essere usata.
Il pensiero, nell'ottica della filosofia dell'azione, appare come una parte soltanto del discorso più globale: precede e posticipa l'azione stessa, non puo' essere contemporaneo, in quanto l'uomo per sua natura è impossibilitato dal pensare mentre fa.Appare addirittura controproducente: una volta fissato l'obiettivo , il tempo cambia la sua forma e diventa pastoso, denso, di difficile sopportazione. Il pensiero inquinerebbe solo l'attesa che maturi l'occasione propizia. Quindi è necessario attuare lo zazen, un esercizio spirituale in cui si sta seduti fissando una parete vuota, è quindi la radicale repressione di ogni pensiero o azione che si fa indispensabile.
L'azione, in quest'ottica, è pazienza. L'azione è sempre di tipo militare-fisico. La violenza è bellezza, una bellezza che non puo' ritornare, irripetibile. Un fuoco d'artificio che illumina la vita per un secondo, ma verso il quale si è tesi da un cammino durato anni e anni. Una bellezza apparentemente effimera ma che diventa immortale.
Il mondo dell'azione è separato dal mondo della parola. C'è solitudine, ma c'è solitudine anche nella collettività e solo la bellezza puo' far trovare la forza di superare l'angoscia e il terrore.L'azione persegue con il suo compimento la giustizia. Pero' non è un'azione in cui, col suo risultato, si ottiene il giusto, come potremmo pensare riferendoci ad un moto popolare. No, l'azione per Mishima è essa stessa giustizia, si gonfia quindi di un valore simbolico che si autoconclude in se'.
Lo scrittore nelle sue “Lezioni spirituali per giovani samurai” punta molto sull'etica formativa del soggetto rivoluzionario.
Un uomo non inquinato, libero dalle corruzioni moderne, capace e forte , governatore del suo corpo e della sua natura. Un uomo che conosce l'arte, che conosce la bellezza di un fiore di ciliegio, che ha viaggiato. E' un soggetto fortemente elitario, come vuole la tradizione di destra. Mentre il soggetto rivoluzionario della sinistra è un uomo che sfrutta le condizioni oggettive in cui si è trovato, che si muove col popolo, che non fa azioni isolate ma che crea guerriglia, il moto popolare. E' in rapporto dialettico con il partito e con la massa. E il fine non è salvaguardare la tradizione del valore di una nazione, ma creare condizioni di vita soddisfacenti per il popolo, che si autolibera da se' tramite un'insurrezione.
Il silenzio contraddistingue l'uomo di Mishima, il samurai. Un disprezzo per la corruzione del suo paese, a partire dalla presenza di persone straniere nella sua terra. E' un uomo leale, che è concentrato sulla sua spiritualità e sul pensiero della morte, vista come atto di onore se scelta per motivazioni non tangibili. L'azione suprema si conclude sempre con la scelta della morte del samurai, che chiude perfettamente il cerchio della sua vita.
Il samurai sa che si troverà spesso davanti al fallimento, ma quest'ultimo è visto come necessario al fine del cammino intrapreso. E' la visione dell'abisso che segnerà la strada futura. Questa ricerca deve essere solitaria, personale, slegata assolutamente dall'ottica partitica.
Questa moralità così accesamente descritta da Mishima ha colpito l'immaginario collettivo di una grande parte di giovani della destra occidentale. Era diventato, dopo il suo suicidio, il Che Guevara fascista. Un suicidio deriso nel suo così difeso Giappone, mentre si trafiggeva lo stomaco era circondato da guardie che lo sbeffeggiavano. Eppure la sua azione ha creato l'effetto del sasso nell'acqua e i cerchi che si sono creati sono arrivati dovunque. I giovani , dopo averlo letto, iniziavano una cura del proprio corpo maniacale, come ricorda Marcello Veneziani, autore di una prefazione all'opera di Mishima. Aveva quindici anni e correva, correvano nel sole, verso il sole, cercavano di incarnare quel samurai.
Ma quel samurai ha sempre e solo fallito. La sua filosofia dell'azione finisce con una grassa risata, finisce con gli amici di ventura che ti disconoscono, come è successo con Casseri , l'autore della strage a Firenze, e il suo ambiente di provenienza CasaPound. Finisce ed inizia con la solitudine, e non c'è amore, c'è solo odio per una corruzione della propria vita, una nostalgia per una passato che non è mai esistito, che è immaginario.
LIBRO CONSIGLIATO A CHI: crede che ci sia solo pazzia isolata in alcuni gesti.
LIBRO DA ABBINARE A: L'abbinamento a qualcosa di culinario è molto ostico. Ricordiamoci che Mishima era pure contrario, tra tutte le altre cose, all'obesità. ( Il disfacimento di quei corpi non fa altro che rendere più brillante la morte dei corpi dei giovani eroi).
Siccome noi si è grassottelli e di sinistra e non andiamo favoleggiando di eroismo, e ci teniamo ad usare i nostri stomaci per altri scopi che non sia l'infilzamento, rimaniamo perplessi e con quell'aria un po' così.Pero' diciamo che è una lettura che chiude lo stomaco, nel vero senso della parola. Inoltre la figura incombente e ascetissima del Maestro ci mette lievemente in soggezione, è palpabile la sensazione di essere osservati da lui mentre si legge.
Quindi direi che per questa volta si passa, si digiuna. Alla fine della lettura, se non ci si sente come Marcello Veneziani che correva nelle mattine di Dicembre a torso nudo, si puo' tranquillamente uscire e farsi una pizza, in onore dell'italico spirito.