sabato 19 febbraio 2011

Amleto di William Shakespeare



Di Shakespeare non si sa molto, la sua vita e’ rimasta invischiata in quelle nebbie che immaginiamo avvolgano le giornate inglesi. Sappiamo che fu uno dei pochi scrittori al mondo a vedersi,in vita, glorificato , amato e apprezzato. Certo, qualche brutto momento se lo dovra’ essere passato pure lui, eh, non e’ che il passaggio tra l’eta’ medioevale a quella moderna nell’isola con meno umorismo al mondo potra’ essere stata un’ epoca felicissima. L’ascesa della regina Elisabetta prima aiuto’ il mondo delle arti a godersela un po’ piu’ del solito, ma senza strafare. Non immaginiamoci un divo di Hollywood, ecco.
 Di Shakespeare non conosciamo molti eventi biografici. Questo, nei secoli, ha fatto anche nascere numerosi dubbi circa la sua persona, il suo credo, la sua sessualita’ e addirittura l’attribuzione delle sue opere. Mentre sappiamo, ad esempio, che i demoni di Dostoevskij furono assai concreti e che , anzi, furono esorcizzati con la scrittura, del Sommo Poeta inglese possiamo solo ipotizzare l’origine delle sue opere. Nascono , per noi, come dei tanti fiori in mezzo alla nebbia.
Almeno fino all’arrivo della psicanalisi,  ovviamente.
Amleto appare cosi’, d’improvviso, uno schiaffo subito dalle prime pagine.
Siamo in Danimarca, dove c’e’ molto marcio. Un castello di pietra fredda, inverno, un principe in lutto, una madre incestuosa e fintamente virtuosa, uno zio che sporca il talamo regale con la sua morale becera.
C’e’ anche un fantasma: e’ il padre assassinato di Amleto che ha la tendenza ad apparire qua e la’ di notte, spaventando gli amici del figliolo. Appare, alla fine, anche a lui e gli avvelena l’esistenza rivelandogli la causa della sua morte violenta. Gli affida anche il compito piu’ greve che un essere umano possa mai sopportare : la vendetta.
La notte dell’apparizione e della verita’ segnera’ un punto di non ritorno nelle vicende che animano il castello danese. Iniziano le morti tragiche: prima Polonio,  ucciso involontariamente dal principe con una spadata nella pancia, ma senza gran rimorsi. Poi la dolce Ofelia, la sua mente non e’ in grado di reggere la notizia della dipartita paterna e del rifiuto amoroso (era infatti la promessa sposa di Amleto, al momento in altre faccende affancendato) e vaga impazzita nelle sale del castello per poi finire suicida nelle acque gelide di un lago. Le vesti gonfie d’aria cercano di salvarla , ma la sua esistenza e’ ormai irrimediabilmente compromessa e la morte appare come l’unica via di scampo dal dolore.
Anche Laerte, l’amico caro, fuori di se’ per le recenti morti,non avra’ un destino migliore: sfida infatti Amleto a duello, nella scena finale della tragedia.
Ma va in scena anche l’ultimo tradimento che dovra’ subire il principe: Laerte , infatti, e’ venduto allo zio Claudio, sempre lui, quello che usurpa il trono e la regina. Gli suggerisce di avvelenare la punta della sua spada e di sciogliere una sostanza mortale nella coppa del vincitore.
Da li’ succede un po’ tutto quello che puo’ succedere: la regina beve inavvertitamente dalla coppa avvelenata, Amleto e Laerte, nella furia del duello, si scambiano piu’ e piu’ volte la spada, ferendosi a vicenda. Stanno tutti per morire, in fin della fiera. Laerte, prima di esalare il suo ultimo respiro, chiede perdono all’amico e gli svela il tranello malvagio nel quale sono incappati entrambi. Amleto, a sua volta con l’ultimo respiro, riesce ad uccidere finalmente lo zio usurpatore e a proclamare un nuovo re per la Danimarca (Fortebraccio che torna vincitore dalla Polonia).
Spirano tutti : madre, figlio, amico, zio. L’unica che appare veramente vincitrice e’ la memoria del padre, finalmente vendicata. Forse anche il trono di Danimarca, ripulito dal marcio che lo ricopriva, seppur con un bagno di sangue.
La tragedia shakespeariana e’ talmente angosciante e pregna di dubbi esistenziali perturbanti per il lettore che tutti i piu’ grandi intellettuali, da quando e’ stata scritta fino al futuro piu’ lontano, hanno offerto una chiave interpretativa che potesse inquadrare quest’eroe cosi’ alieno rispetto ai vecchi greci che spostavano mari e mostri con una mano e dai medioevali, conquistatori di terre e civilta’.
Amleto rifiuta la donna a lui promessa, gia’ pare sprezzante della sessualita’ e questo ci rende stupiti. Pare mortalmente invischiato nelle vicende materne, occupato a capire chi s’infila con lei sotto le lenzuola, cosa fa e perche’, la pensa sempre e, ad un certo punto, si scopre pure che ha spesso colloqui con lei nella sua camera da letto. Insomma, questo ragazzone non ne vuole sapere di staccarsi dalla veste materna e noi lettori siamo sempre piu’ dubbiosi. Si’, perche’ sembra quasi che l’onore della Danimarca passi quasi in secondo piano rispetto a quello della mamma.
Agisce poco, pensa molto. Ha la tendenza a farsi lunghi discorsi da solo e a voce alta. E’ molto emotivo. Queste caratteristiche fanno si’ che per Goethe incarni l’idea dell’eroe romantico, wertheriano, schiacciato da un’impresa piu’ grande di lui. O per lo Schlegel, molto semplicemente, appare come un grande ipocrita verso se stesso perche’ usa gli scrupoli per mascherare la sua mancanza di risolutezza.
Anche per Freud la caratteristica principale di Amleto e’ proprio la mancanza dell’azione: non ci si spiega perche’, pur essendo in tutti le condizioni materiali e morali , non uccida lo zio usurpatore. Tentenna, pensa, si interroga, nel frattempo che la sua esitazione si compie, muoiono al suo fianco un sacco di persone.
La psicanalisi risponde lanciando una bomba: il complesso di Edipo. Amleto sarebbe attratto morbosamente dalla madre (e su questo noi lettori non nutriamo dubbi) ma esiterebbe nell’uccidere Claudio proprio perche’ avrebbe una sorta di trasfert nei suoi confronti, ovvero nella persona che e’ riuscita a raggirare le convezioni sociali e morali per arrivare a fare cio’ che desiderava.
Comunque, portatore o no di disagio sociale, Amleto fa scoprire al mondo il teatro moderno, quello basato su amplissimi temi di interesse comune. Partono da una vicenda strettamente personale, come puo’ esserlo una vendetta, per arrivare a parlare delle basi dell’esistenza umana (la legittimazione del potere,l’incesto) alle idee (morte, suicidio, esistenza del sovrannaturale), i valori (onore, amore, lealta’, amicizia) e le forme sociali (gerarchia, sovranita’).
LIBRO CONSIGLIATO A CHI: pensa che le famiglie appartengano tutte al modello del Mulino Bianco.

LIBRO DA ABBINARE A: Amleto e’ imprescindibile da tante cose, ma soprattutto dalla madre. Quindi l’alimento cardine che rappresenta la mamma e’ il latte.
Dovreste essere cosi’ accorti da leggere la tragedia shakespeariana con al fianco una donna che sta allattando e , nelle pause tra un atto e l’altro, guardare il neonato che aspira al seno e lo brama  tremando di piacere, al suo visino corrucciato nell’ansia del oggetto desiderato, alla sua bocca che si apre alla vista della madre. Notate anche che tipo di soddisfazione diabolica ed esclusiva si dipinge sul volto madonnesco della puerpera.
I neonati hanno anche un olfatto sviluppatissimo: con un po’ di attenzione noterete anche che iniziano ad agitarsi quando la madre si toglie il reggiseno, perche’ riescono a sentire, anche da relativamente lontano, l’odore del latte.
Se siete particolarmente coraggiosi e in vena di immedesimazione, potreste anche sorseggiare il latte umano, tenendo ben in considerazione pero’ che sugli adulti risulta essere un potentissimo lassativo. Potreste trovarvi nella spiacevole condizione di finire la lettura nella vostra stanza da bagno.
Se al vostro fianco non avete una donna allattante, potreste cercare una balia. Se non trovate neanche una balia ( e a questo punto non vi siete impegnati a sufficienza) potreste comunque rivivere il vostro momento neonatale con una bella tazza di latte caldo e biscotti. Di notte, soli, confortati dalla tiepidita’ del latte ma segretamente impauriti dall’idea che possa apparire anche a voi un fantasma che vi affidi una tremenda vendetta.



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