lunedì 21 febbraio 2011

L'amore e' una budella gentile di Aldo Busi


Questa spettacolare e mai abbastanza incensata opera di Aldo Busi dovrebbe filare dritta nel bagaglio culturale di ogni brava fanciulla che si rispetti. Anzi, alziamo ancora di piu’ il tiro: dovrebbe essere inserita come obbligatoria nell’orario scolastico. Basta parlare della presunta virtu’ di Lucia , della sua educazione sentimentale, del suo santamariagorettismo di fronte a Rodrigo. Parliamo direttamente delle ragazze di provincia , quelle del popolo, quelle che lavavano le calze di nylon la sera , che mettevano i bigodini prima di andare a letto e che frequentavano il bar del paese dove passavano le ore mangiando coppe del nonno.
Partiamo dall’inizio. La primissima cosa che balza all’occhio e’ la suddivisione a meta’ della narrazione : nella prima parte ci troviamo nel dopoguerra, dentro il bar che gestiva la famiglia di Aldo Busi, il bar Fiat di Montichiari, nella profonda campagna lombarda. Meta affollata del dopolavoro degli operai che lavoravano di fronte e degli aviatori allievi della vicina caserma. Ma anche di parecchie ragazze.
Nella seconda parte , di epoca contemporanea, ci troviamo catapultati a Varese, in un incontro surreale tra lo Scrittore e Liala, nota autrice prolissa di romanzi rosa fosforescente. Ricordiamone solo alcuni : “ Ombre di fiori sul mio cammino”, “Non crescono fiori per Abigaille?” e “Il gelsomino del plenilunio”.
Trovare gli spunti che legano le due parti insieme e’ un gioco facile. Aldo Busi, nelle sere in cui serviva al bar, era spettatore delle vite di queste giovani adolescenti, confuse tra istinto e morale comune. C’era la ribelle, la timida, la bambina cresciuta troppo presto, le sorelle che arrivavano sempre insieme, tutte bellissime e tutte diverse. Tutte venivano al bar con i loro profumi di violetta e di saponetta, con i loro vestiti piu’ o meno sgualciti ma tenuti bene, venivano al bar e passano il tempo a mangiar gelati e a bere china martini nell’attesa di un qualche avvenimento eccezionale.
Erano tutte, piu’ o meno, plagiate dalle opere di Liala. Erano protagoniste di corteggiamenti spietati da parte degli aviatori, giovani che avevano dalla loro l’esoticita’ (arrivavano da regioni incredibilmente lontane tipo Puglia, Calabria e Sicilia), ai quali rispondevano con fronti corrugate, silenzi e noia. Mentre i giovani si mostravano in tutto il loro desiderio carnale e ben piantato nella realta’, le donne si mostravano altalenanti tra la curiosita’ fisica e il sogno dell’amore.
Questa scissione non fece di loro delle vergini immolate all’idea di purezza, anzi, pero’ le rese degli esseri infelici, con delle vite mai fino in fondo godute. Lo Scrittore si pone come osservatore privilegiato: avendo vissuto nello stesso paese e sempre con le stesse persone , ha potuto vedere come queste ragazzine dai rossetti troppo vistosi nell’adolescenza si fossero poi tramutate in mogli annoiate, vittime dei propri umori placentari e ideali.
Aldo Busi rincontra, a distanza di almeno una quarantina d’anni, un gruppetto di tre donne che ai tempi animavano le serate al bar Fiat. Le ritrova con le loro coppe di gelato al Rosolio e , su una sedia, ancora un libro di Liala. Sempre lei, costante negli anni. Ma cosa avra’ mai scritto di cosi’ traviante per arrivare a formare l’educazione delle fanciulle di un paio di generazioni? Chi e’? Quale e’ stata la sua vita?
Passiamo a Varese. Villa la Cucciola, dimora di Liala, ormai novantatreenne, sua figlia Primavera e la cameriera Tilla.  Aldo Busi cede alla tentazione e si fa fissare un incontro.
Si ritrova in un eremo – gineceo. Le donne abitano li’ barricate , in una bolla di ricordi e rimpianti. Tra una selva di gerani e parquet incerati di fresco, lo Scrittore incontra finalmente Liala, un corpicino magrino e ingioiellato appoggiato in un’immensa poltrona.
In uno sketch spassosissimo , tra complimenti e fraintendimenti (“ ma non sapevo che lei fosse un cosi’ bell’omoneeee, chissa’ quante donne haaa!!”) salta fuori che Liala ha scritto , in ogni suo romanzo (totale 80), la sua vicenda personale: costretta dalla madre a sposare un uomo facoltoso , mite ma non amato, conosce l’amore vero in un aviatore (ancora loro? Cosa fa questo corpo dell’esercito alle donne?) che successivamente e repentinamente affonda nelle acque gelide del lago di Varese con tutto il suo aereo, lasciandola triste e vedova pur essendo sposata.
Era un amore divertente: viaggi a velocita’ esagerata su una macchina rossa e decapottabile, incontri clandestini e rubati, focosita’ varie, un fiammifero che si e’ spento troppo in fretta per cause esterne alla volonta’ della coppia, senza lasciare la possibilita’ di spegnersi da solo, rimanendo cosi’ fissato nel momento della fiammata piu’ alta e vivida.
Liala, creatura appassionata, ricorda anche di quando fece innamorare di se’ il Sommo Vate d’Annunzio semplicemente mordendo di fronte a lui una mela. Ai tempi si usavano le posate, non di certo direttamente la bocca. Il settantaquattrenne ebbe un fremito nel suo corpo italiano ( e non stentiamo a crederlo, la sappiamo tutti la sua fama) di fronte alla sfrontata ventenne e le fece un dono particolare: un’ala. Si perche’ la scrittrice in origine si chiamava Liana, ma d’Annunzio le cambio’ il nome cambiandolo in Liala. E cosi’ fu per sempre.
Insomma, un paio di generazioni di ragazze furono traviate dall’idea di un amore dolcissimo e purissimo che mai si realizzera’ compiutamente perche’ Liala fu congelata nell’istante in cui viveva la sua relazione appassionata con l’avventato pilota.

Ma sei lui fosse stato solamente un diversivo nella sua vita di moglie-madre borghese? E se lui fosse stato solo un avventuriere? In questo caso non e’ che la morte ha donato a tutta la storia un’aurea di santita’ e glorificazione quando in realta’ di glorioso e amorevole c’era ben poco? A queste domande non avremo mai risposta, Liala era inconsapevole della sua azione educativa immensa attuata sulle donne (“ cosa ha insegnato coi suoi romanzi alle ragazze?” “ A lavarsi sempre”) e le donne stesse non sanno di essere vittime di questo misunderstending.
Ma soprattutto , Liala che ha parlato cosi’ tanto dell’amore, l’ha conosciuto veramente? A questa domanda una risposta c’e’ ed e’ nel titolo. La scrittrice ha cosi’ scritto, nel Diario Vagabondo: “ siedi li’ e impara a cucire…e non ti pungere, perche’ se ti pungi , con il sangue , esce la budella gentile. Cosi’ diceva la mia tata Annetta, ma chissa’ cos’era. Non l’ho mai saputo”.
Era l’amore, ma Liala non lo sapeva.

LIBRO CONSIGLIATO A CHI: aspetta che nella sua vita succeda qualcosa di straordinario.
LIBRO DA ABBINARE A: Qua ci vuole una ricetta complessa, dolce, leggermente stucchevole e con un bellissimo aspetto esteriore.
L’ideale sono i famosissimi cupcakes, dolcetti di origine americana e poi esportati in Inghilterra per essere ingurgitati in dose massicce all’ora del te’.
Le dosi sono le seguenti: per fare i piccoli muffin bisogna impastare 1 bicchiere di yogurth bianco, mezzo bicchiere di olio di semi, 1 bicchiere e mezzo di farina, 1 bicchiere e mezzo di zucchero, 2 cucchiaini di lievito, 2 uova.
Per ricoprirli con mousse colorate e allegre: 100 gr di burro a temperatura ambiente e zucchero a velo, piu’ colorante alimentare. Mescolare il tutto energicamente fino ad ottenere una glassa soffice e inserirla nella tasca da pasticcere. Decorare secondo la propria abilita’ ed estro.
Da mangiare con un gruppo di amiche , di pomeriggio, lamentandosi dei mariti e dei figli e pensando come sarebbe andata la propria vita se ci si fosse sposate con quell’altro.




6 commenti:

  1. mi hai fatto venire voglia di leggerlo (mentre mangio i cupcaKes)...

    gabri

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  2. Onoratissima. Leggere Aldo busi, poi, e' sempre un piacere.

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  3. Ma quanto scrivi??? :-P
    Sei proprio brava (e che buoni...)
    Ichnusa

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  4. e mi sono pure trattenuta! c'erano piu' cose da dire , mannaggia!

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  5. E io, che ho le rose fiorite anche in inverno? ;)
    Leggerò al più presto La budella gentile ingurgitando CupCakes però alla soja.

    Mi piace il tuo blog :)
    EP

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  6. stupenda frase, me la ricordo bene. Stupenda. Aldo Busi forever.

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